Già i romani avevano scoperto le proprietà del sughero e se ne servivano per sigillare le anfore vinarie. L’uso di questo materiale fu poi abbandonato per lungo tempo, finché, con il perfezionamento delle bottiglie di vetro, sorsero in Provenza le prime fabbriche, verso la fine del Seicento: nello stesso periodo il leggendario Dom Perignon trovò in esso il materiale ideale per la tappatura del suo Champagne.
Il sughero si ricava dalla Quercus Suber, o quercia da sughero, albero che comincia a dare i suoi frutti solo a 20-30 anni dall’impianto. La prima estrazione avviene infatti quando la pianta ha raggiunto una circonferenza di 60 centimetri ad un’altezza di 130 centimetri da terra. Il ricavato della prima raccolta – detto “maschio” o “sugherone” – è però di scarso pregio, non utilizzabile per la produzione di tappi monopezzo. Soltanto a partire dalla seconda estrazione – che deve essere effettuata almeno dieci anni dopo la prima – si ricava il sughero detto “femmina” o “gentile”, quello di qualità migliore.
Il sughero – materiale dal peso specifico molto basso (circa 0,20) – è costituito da un tessuto di cellule sovrapposte in piani ordinati e regolari, fatti di cellulosa – nella parte interna – , da lignina all’esterno e da uno strato di suberina nella parte intermedia. Quest’ultima, che costituisce gran parte della membrana cellulare, è la sostanza organica che regala al sughero le proprietà che lo rendono ideale per la chiusura delle bottiglie di vino: resistenza, quasi totale inerzia ed impermeabilità, plasticità, flessibilità, aderenza, unite a facile lavorabilità e notevole capacità di durata (un buon tappo regge anche 20-25 anni: dopo, conviene sostituirlo, ritappando la bottiglia e colmandola con vino dello stesso tipo per evitare ossidazioni).
La consistente presenza di tannini solubili nel sughero fresco, che verrebbero ceduti facilmente al vino, viene eliminata attraverso le depurazioni della preparazione industriale: dapprima una duplice bollitura delle plance (precedentemente stagionate da 6 a 24 mesi) e poi lo sporaggio, nel corso del quale i tappi sono posti in cilindri rotanti e aspiranti che eliminano polvere e impurità.
Quindi i tappi vengono sterilizzati in apposite soluzioni, essiccati per portare il contenuto di umidità al 6-8% e lubrificati. Questa operazione, necessaria per facilitare l’entrata del sughero nel collo della bottiglia e per ridurre la formazione della polvere, consisteva tradizionalmente in una abbondante paraffinatura: oggi la paraffina è stata pressoché totalmente sostituita da preparati siliconici chimicamente inerti.