Nell’ultima decade di aprile, in numerose aree vitivinicole italiane, sono state registrate minime termiche notturne ben al di sotto dei fatidici 0°C, soglia a rischio per il disseccamento dei giovani germogli in accrescimento e delle infiorescenze. Le elevate temperature dell’aria che si erano invece registrate nelle prime 2-3 settimane di aprile hanno favorito sia l’apertura delle gemme che lo sviluppo dei germogli, che si sono così trovati in una fase estremamente delicata e vulnerabile nei confronti delle minime termiche raggiunte. Temperature notturne di oltre 5-6 gradi sotto zero e assenza di vento hanno infatti causato il completo collasso dei germogli indipendentemente dall’altitudine e dalla disposizione dei versanti. Di fatto accanto alle aree notoriamente a rischio, quali i fondovalle e le zone umide, in molte aree si sono avuti danni elevati anche in vigneti di collina. Il tutto è stato aggravato dal fatto che le notti con temperatura dell’aria al di sotto di 0 °C stavolta sono state purtroppo diverse.
Al di al delle classiche, ma purtroppo costose, tecniche di difesa teoricamente utilizzabili contro le minime termiche primaverili, quali:
- a) creazione di fumi o nebbie artificiali con appositi fornelli o bruciatori,
- b) impiego di ventilatori posti al di sopra delle chiome,
- c) irrigazione antibrina sovrachioma;
gli elementi tecnici che entrano in gioco e che possono conferire una certa tolleranza a questo tipo di avversità sono fondamentalmente tre:
1) Vitigno: come era prevedibile, una certa tolleranza è stata riscontrata nei vitigni a germogliamento tardivo (es. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Riesling renano, Montepulciano, Trebbiano toscano, Trebbiano spoletino, ecc.);
2) Sistema di allevamento: il fenomeno di inversione termica, che di norma si verifica negli strati più alti dell’atmosfera, può accadere anche nelle immediate vicinanze del suolo quando il cielo è sereno e il vento assente. In queste condizioni, la modesta quantità di vapore acqueo presente nell’aria non riesce a bloccare la radiazione solare e le temperature diurne di conseguenza si innalzano, ma durante la notte il suolo cede calore all’atmosfera e la temperatura a livello del terreno si abbassa, mentre si riscaldano gli strati superiori fino alla zona di inversione termica in corrispondenza della quale si annulla lo scambio di calore suolo-atmosfera. Questo fenomeno genera un’ampia escursione termica tra il giorno e la notte e nei periodi primaverili ed autunnali la temperatura a livello del suolo può scendere ben al di sotto di 0 °C, dando luogo a pericolose gelate per irraggiamento. Queste gelate provocano danni più evidenti nelle zone più vicine al suolo, tanto che nelle aree più soggette a ritorni di freddo primaverile è bene utilizzare sistemi di allevamento alti, quali Cordone Libero, Casarsa, Sylvoz e GDC.
3) Sistema ed epoca della potatura invernale: osservazioni recenti paiono indicare che, a parità di condizioni climatiche e tecniche, il sistema di allevamento a tralcio rinnovato, quale il Guyot, potrebbe trovarsi nella condizione di salvaguardare le 4-5 gemme basali del capo a frutto in virtù del fatto che, grazie alla dominanza apicale che caratterizza la Vitis vinifera, queste germogliano in ritardo rispetto a quelle apicali, fino a 2 settimane, e quindi si possono trovare in condizioni di resistere alle minime termiche anche di elevata entità.
Potatura tardiva
La possibilità di sfuggire alle minime termiche primaverili può essere ricercata anche attraverso interventi di potatura tardiva. Anche in questo caso viene sfruttato il controllo esercitato dalla dominanza apicale sul germogliamento delle gemme lungo il capo a frutto. É noto infatti da lungo tempo che potando tardivamente si riesce a posticipare fino a oltre 2 settimane il germogliamento e quindi le fasi più delicate e a rischio di danni da freddo primaverile. La tecnica della rifinitura tardiva in post germogliamento in viti allevate a cordone speronato e sottoposte a pre-potatura meccanica in inverno, di recente messa a punto (Palliotti et al. 2016 e 2017), consente di mantenere le gemme basali dei tralci pre-potati in inverno in fase di dormienza per oltre 2 settimane allungando pertanto il periodo di totale resistenza nei confronti delle minime termiche primaverili (Palliotti et al. 2017).
Fonte : vignevinidi qualità