La vendemmia 2015 Parte seconda

Le previsioni di mercato. Le contrattazioni sono ancora minime. Tutti stanno alla finestra e vogliono capire come effettivamente si evolverà la produzione vitivinicola 2015. Allo stato attuale delle cose (29 agosto) l’interesse è focalizzato sulle prenotazioni di vini richiesti dal mercato, mentre risultano ancora piuttosto deboli quelle di vini comuni e senza denominazione di origine.

Luglio, il più caldo degli ultimi due secoli. Flegetonte, l’anticiclone africano, si è fatto sentire tenendo l’Italia sotto pressione in giugno e luglio. Al Centro Nord si sono registrate temperature decisamente al di sopra della media e con un tasso di umidità altissimo. Il Sud d’Italia e la Sicilia hanno mantenuto temperature nella norma fino al 9 luglio. Il vento poi ha cambiato direzione spostando le alte temperature al Sud e mitigandole al Nord. Fatta eccezione per alcune zone, l’escursione termica tra giorno e notte ha privilegiato i vigneti mantenendosi su valori accettabili. A fine luglio Caronte ha continuato a pompare caldo dall’Africa, tanto da portare le temperature a valori molto vicini, e in alcuni casi superiori, ai 40°C in diverse zone della Penisola. Da qui le valutazioni del CNR, che ha classificato il mese di luglio 2015 come il più caldo dal 1800, con circa 3,5°C superiori alla media.

Qualcuno dice che non bisogna lamentarsi del caldo torrido di quest’estate perché potremmo rimpiangerlo. Un team internazionale di scienziati, guidato da Valentina Zharakova, afferma che fra quindici anni la terra entrerà in una mini area glaciale, pertanto si prevedono per 10 anni temperature basse ed inverni rigidissimi, tanto che l’attività solare nel 2030 potrebbe ridursi anche del 50% con indubbie ripercussioni sulle colture e quindi anche sulla vite, nonostante la sua grande capacità di adattamento.

Oggi (29 agosto) è stato raccolto solo il 10% dell’uva da vino. Ad oggi sono state raccolte solo le uve precoci e principalmente quelle per la produzione delle basi spumante, che rappresentano meno del 10% dell’intero carico viticolo italiano. In effetti in Sardegna, Puglia e Sicilia l’inizio della vendemmia di queste uve (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) è iniziata il 3 agosto. In Lombardia (Oltrepò Pavese e Franciacorta) tra il 10 ed il 15 dello stesso mese. I conferimenti in Italia entreranno nel pieno a metà settembre e si concluderanno intorno ai primi di novembre con gli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna.

2015: ciclo vegetativo ideale. Grazie ad un inverno ricco di precipitazioni, sia piovose che nevose, le viti hanno avuto modo di “risvegliarsi” in una primavera mite, con una buona riserva idrica. Il germogliamento è risultato anticipato rispetto alla scorsa annata, così come la fioritura iniziata dopo la metà di maggio, a cui è seguita, in molte regioni italiane, un’ottima allegagione. Gli elementi che hanno caratterizzato quest’annata sono stati il gran caldo dell’estate, con temperature decisamente superiori a 3/5°C rispetto alla norma e la scarsità di precipitazioni per un periodo piuttosto prolungato. Quindi il ciclo vegetativo, in generale, si è avvalso all’inizio di temperature miti di giorno e fresche di notte, aumentate e diventate, nella stragrande generalità dei casi, a volte brucianti dalla seconda metà di giugno e nel mese di luglio. L’irrigazione di soccorso si è rivelata fondamentale per affrontare lo stress idrico causato dall’andamento stagionale. Grazie a questa situazione i vigneti non sono stati attaccati dalle principali fitopatologie della vite, pertanto allo stato attuale si presentano sani. Dopo Ferragosto la situazione si è nuovamente modificata con provvidenziali precipitazioni e il conseguente abbassamento delle temperature, che hanno ristabilito le condizioni ideali per il prosieguo del ciclo vegetativo della vite, riportando la turgidità negli acini a condizioni ottimali.

 

Considerazioni sul valore delle nostre esportazioni di vino.

Produrre bene non basta, occorre anche saper vendere bene. E su questo fronte, mentre i consumi interni continuano a calare, tanto che Assoenologi ritiene che chiuderemo il 2015 a 36 litri a persona, il vino italiano nel mondo piace e rimane il più venduto. Nel 2014 l’Italia ha piazzato all’estero 20,5 milioni di ettolitri (circa il 50% dell’intera produzione), contro i 14,4 milioni di ettolitri dei cugini d’Oltralpe.

Se però siamo i primi in quantità non lo siamo in valore, nonostante il deciso incremento raggiunto dalle nostre bottiglie negli ultimi anni, i cui introiti unitari sono passati da 1,75 euro/litro del 2009 a 2,49 euro/litro del 2014, quindi con un incremento del 42%. Un deciso balzo in avanti che, sia pure a piccoli passi, riduce la distanza del valore delle nostre esportazioni rispetto a quelle dei vini francesi. I dati 2014 danno infatti per l’Italia 5,1 miliardi di euro, contro i 7,7 miliardi di euro della Francia.

“Attenzione però – spiega Giuseppe Martelli direttore generale di Assoenologi – il 31% del valore per la Francia è imputabile agli champagne che, rispetto ai nostri spumanti (840 milioni di euro), hanno un’incidenza massiccia nel comparto economico dell’export francese. Se togliamo dai 7,7 miliardi di euro i 2,4 miliardi dovuti allo champagne ed enucleiamo gli 840 milioni di euro dei nostri spumanti risultano valori pari a 5,3 miliardi di euro per i vini esportati francesi e 4,3 miliardi per quelli italiani”.

Quindi facendo qualche considerazione sugli incrementi di vendite degli ultimi anni che l’Italia ha avuto nel mondo e soprattutto sull’aumento del prezzo unitario al litro che, come detto prima, dal 2009 ad oggi ha fatto registrare una lievitazione del 42%, si può ipotizzare che il valore del vino italiano esportato nel mondo (spumanti esclusi) nei prossimi anni potrà, se l’Italia saprà giocare bene le sue carte, avvicinarsi notevolmente agli attuali introiti dei vini francesi.

Non va infatti dimenticato che le nostre vendite complessive all’estero, nonostante la crisi, a fine 2014 hanno fatto registrare un incremento di 1,4% in valore e di 1,1% nei volumi. I dati elaborati da Assoenologi per i primi tre mesi del 2015 danno una lievitazione del 3,85% in valore, con una leggera contrazione (-2,1%) della quantità, con previsioni di crescita di almeno tre punti in valore al traguardo dei primi nove mesi del 2015.

Gennaio e febbraio 2015 hanno fatto registrare aumenti di export molto simili all’anno precedente. Il vero risveglio si è manifestato a marzo con un repentino balzo dei flussi commerciali. In tale mese il tasso di crescita è stato infatti di +13,4% in valore e di +6,4% in volume con un aumento unitario per litro di quasi il 7%. Tutto questo ci fa ben sperare.

 

La situazione in pillole

Qualità. Ottima con molte punte di eccellente in tutto il territorio vitivinicolo nazionale. Le premesse per incorniciare il 2015 come un millesimo da ricordare ci sono tutte. Questo potrà però essere confermato in tutte o in parte delle regioni vitivinicole italiane se il mese di settembre decorrerà con giornate di sole adeguate e precipitazioni confacenti.

Quantità. Sicuramente incrementata di almeno il 10% rispetto allo scorso anno quando si produssero 42 milioni di ettolitri di vino, ossia un quantitativo tra i più scarsi degli ultimi 65 anni. Nel 2015 si produrranno tra i 46 ed i 47 milioni di ettolitri.

Mercato. In crescita per i vini richiesti dal mercato in particolar modo per quelli a denominazione di origine. Stabile per gli altri.

Esportazione. In crescita con previsione di un ulteriore aumento in particolar modo per i valori che, secondo Assoenologi, dovrebbero essere incrementati di almeno 3 punti al traguardo dei primi 9 mesi dell’anno.

Consumi interni. In ribasso. Secondo Assoenologi a fine 2015 si arriverà a meno di 36 litri pro capite, contro i 45 del 2007.

Fonte Assoenologi