Il Prosecco a denominazione di origine controllata, deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Glera. Possono concorrere fino ad un massimo del 15%, i seguenti vitigni: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco).
Le uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine controllata Prosecco, devono essere prodotte nella zona che comprende il Friuli Venezia Giulia e la regione Veneto.
Più precisamente si comprendono le province di: Belluno, Gorizia, Padova, Pordenone, Treviso,Trieste, Udine, Venezia e Vicenza.
Il prosecco è il vino italiano più esportato all’estero. Nel 2014 ha superato per la prima volta lo Champagne per numero di bottiglie vendute nel mondo.
Dal 2019 le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono inserite nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.[5]
Le uve di maggior qualità provengono dai vigneti posti in collina ad un’altitudine di circa 150-200 m.slm.
Il sistema di allevamento adottato tradizionalmente è il “Doppio capovolto”, la densità di impianto è di 2800-3500 piante per ettaro, non comunque inferiore a 2.300.
I terreni sono di tipo argilloso-calcarei e la raccolta avviene a mano di solito nell’ultima decade di Settembre.
La Spumantizzazione di regola viene eseguita con il metodo Charmat, procedimento tradizionalmente adottato per vini giovani, delicati ed aromatici.
La presa di spuma, attraverso rifermentazione naturale in autoclave ha una durata di circa 20-25 giorni, mentre l’affinamento è di 1-2 mesi circa.
Il vino al consumo deve avere un titolo alcolometrico totale: 10,50% vol.